La città nascosta di Rosaria Vaccaro

da 11 Apr 2015Napoletanità

Riceviamo e pubblichiamo questo articolo di Rosaria Vaccaro

“LA CITTA’ NASCOSTA

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Amo la mia città, come si può amare l’uomo che ci fa soffrire. Ne conosco e riconosco tutti i difetti, tutti i limiti, ma basta un raggio di sole che illumina un andito buio e tutto mi sembra meraviglioso.

E’ Napoli la mia città. Un posto incredibile, un posto dove il bene e il male, il buono e il cattivo, il bello e il brutto, trovano sempre un punto d’incontro.

La conosco bene, almeno credevo di conoscerla bene; sono sempre andata in giro per chiese, musei, luoghi; ho divorato libri, esplorato teatri, camminato per ore. Non mi  basta. Sento che c’è ancora molto di più da sapere, da vedere, da scoprire. Bisogna che entri nella gente, che viva  i luoghi. Ho sete e fame della mia città.

Adesso che ho vissuto più dei due terzi di quello che forse mi spetta, adesso che ho smesso di lavorare, di crescere figli, di badare ai nipoti, di curarmi dei genitori, adesso che il tempo è tutto mio, voglio appartenere alla mia città, la voglio trovare, scoprire, rivoltare.

E così, con questo desiderio, questa voglia di Napoli, sto vivendo ogni giorno una città che non finisce di sorprendermi. Sto conoscendo luoghi e persone incredibili, luoghi e persone non scritti su alcuna guida, non pubblicizzati dai media, sconosciuti alla maggior parte dei napoletani, ma che fanno parte integrante della città, che le fanno onore.

Ed ho scoperto le scale: la pedamentina S. Martino e il Petraio. Luoghi incontaminati dal traffico, vecchie vie di comunicazione tra le colline ed il centro, dove ci sono case, orti, panorami mozzafiato, piennoli di pummarolelle appesi alle porte dei bassi, carrucole per il trasporto di cose, catene per reggersi nella discesa dei gradoni di basalto, gente che vive giocoforza in comunità e che non saprebbe vivere altrimenti, anziani che raccontano di com’era una volta.

Ed ho scoperto la sala Ichos, a S. Giovanni a Teduccio, un locale di pochi metri quadrati, attrezzato con panche di legno disposte a gradinate rivolte verso un improbabile palcoscenico dove l’amore per l’arte, la musica e il teatro ha incontrato un manipolo  di testardi che danno vita, per pochi euro, a spettacoli di grande valore. Lì ho rivisto i lavori  del compianto Annibale Ruccello, attore e drammaturgo napoletano di altissimo livello troppo prematuramente scomparso, resi in maniera egregia da bravissimi attori guidati da Salvatore Mattiello, regista meraviglioso.

Ed ho scoperto il Giardino di Babuk, in una traversa di via Foria, un posto che si apre all’interno di un palazzo alquanto degradato, e che rivela affreschi cinquecenteschi ed una scultura, appunto la testa di Babuk, attribuita a Fidia. Da questo giardino si scende in un grandissimo ipogeo, caverne e cisterne, ricoveri antiaerei, nascondigli per ebrei e fuggiaschi. E’ grazie all’Associazione Gli amici di Marcel Proust ed al prof. Gennaro Oliviero che possiamo godere di questa meraviglia.

Ed ho scoperto, accanto al giardino di Babuk, la cappella Caracciolo, per anni abbandonata al degrado, ora restaurata e restituita alla città dal musicista Marco Zurzolo che con l’Associazione Zurzolo Teatro Live (ZTL) le ha dato nuova vita. Vi si danno concerti, spettacoli, si fanno mostre, conferenze, laboratori musicali e teatrali soprattutto diretti ai giovani e ai bambini del quartiere. Insomma è uno spazio dove ciascuno trova la sua dimensione. E parliamo sempre di pochi euro di spesa per conoscerlo.

Ed ancora ho scoperto, in un posto abbandonato da tempo, Vigliena, dove fino agli anni 60 pulsavano attività conserviere e marittime, i laboratori artistici del Teatro S. Carlo dove si formano gratuitamente cantanti, musicisti, attori, dove si può ascoltare l’Orchestra dell’Istituto Comprensivo Ruggero Bonghi di Poggioreale.

E c’è un fiorire di salotti culturali; il famoso salotto Torino, dove solevano riunirsi Murolo, Caliendo e tanti altri musicisti, cantanti, attori, autori, non è morto. Vive itinerante per volontà di qualcuno che ancora ci crede e si può avere la fortuna, di domenica mattina, di essere ospiti in un bell’appartamento del vomero ed assistere gratuitamente ad un vero e proprio spettacolo.

E ancora c’è il drammaturgo Manlio Santanelli che con la sua compagna, Livia Coletta, ci porta il teatro a casa nostra. A Capodimonte c’è il salotto Giglio, dove la donna della famosa posteggia, Aurora Giglio, accompagnata dal marito, grande violinista, compositore, fisarmonicista, Vittorio Cataldi, accoglie amici e non solo come si faceva una volta, con le periodiche, e tra un tramezzino e una fetta di babà, delizia gli ospiti con le più belle canzoni napoletane.

Per non parlare poi delle tante associazioni di giovani che, sempre per pochi euro, ci accompagnano a visitare chiese, siti archeologici, monumenti, palazzi.

So però che ho ancora tanto da scoprire!

Ma una cosa è certa, Napoli non è la città dormiente che si vuol far credere sia, Napoli è una città viva, densa di iniziative, di voglia di fare, di crescere, di conoscere.

Andiamole a scovare queste realtà nascoste, portiamole fuori, diamo loro il rilievo che meritano, laviamo un po’i vetri sporchi che circondano la città, mostriamo il bello e il buono che c’è.

Ho visto che c’è tanta gente che vuole un riscatto, tanta gente che fa del proprio lavoro, del proprio tempo e delle proprie risorse, un impiego più che nobile.

E tutto questo mi da’ speranza per il futuro della mia Napoli. Il solo rammarico che ho è che non farò in tempo a vedere come e quanto cambierà la mia splendida, meravigliosa, dispettosa, amorevole città.”

Rosaria  Vaccaro

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