Parole della lingua napoletana, quasi dimenticate:
Sfocachiùrme: far sfogare una ciurma
Sfocachiùrme è una parola composta da sfoca e chiùrme, ovvero sfoca dal verbo sfucà (ossia sfogare, coire) e chiùrma (ciurma) anche detta chiorma, che sta a per significare oltre a ciurma anche gruppo sia di ragazzi che di ragazze, in ogni modo sempre rumorosi i primi, ciarliere le seconde.
Il termine è molto offensivo in quanto si intende una “donna in grado di far sfogare una o più ciurme” e si sa i marinai stanno a volta in lunga astinenza.
Questo aggettivo dispregiativo, compare per la prima volta ( e forse unica) in un lavoro di Giovan Battista Basile la IV egloga: Melpomene, ovvero le Fonnachere dalle Muse Napoletane. Giovan Battista Basile, nel 1635 pubblica le Muse Napoletane, sono nove egloghe, ovvero componimento poetico o musicale che si ispira ai motivi della poesia pastorale; Clio, ovvero le Smargiasse; Euterpe, ovvero la Cortiscaiana; Talia, ovvero lo Cerriglio; Melpomene, ovvero le Fonnachere ; Tersocore ovvero la Zita; Erato ovvero Lo giovane nzoraturo; Polimnia ovvero Lo Viecchio nnammorato; Urania ovvero Lo Sfuorgio; Calliope ovvero la Museca.
A forma di dialoghi sono scenette di costume del popolo napoletano e svolgono un concetto morale e didascalico.
Nella IV egloga appunto due donne Pascadozia e Colospizia, si lanciano epiteti ed invettive tra cui sfoca–chiurme.
Vedi nota 28 in
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