Parole della lingua napoletana, quasi dimenticate:
Cufenaturo: recipiente usato per lavare i panni ( la culata)
Come la parola cuofeno o cuofano, anche il cufenaturo deriva da latino cophinus. Il cufenaturo vero era un grosso recipiente di terracotta (vedi foto), poi ci sono state le varianti in legno, in rame e di latta, impropriamente fu dato il nome cufenature anche alle varianti in plastica.
E’ sbagliato chiamarlo cufanaturo, tale parola non esiste in nessun dizionario della lingua napoletana
Da questo sostantivo deriva il verbo “ ‘ncufanà “ ossia mettere i panni nel cufenaturo, assestandoli bene.
Il termine Cufenaturo , anche riferito ad una donna tozza, di bassa statura e di fianchi abbastanza larghi, ma anche ad un grosso deretano come recita la canzone popolare Cicerenella, magistralmente interpretata dalla Nuova Compagnia di Canto Popolare e da altri grandi interpreti della canzone napoletana quali Sergio Bruni e Roberto Murolo.
Cicerenella teneva ‘nu culo
Che pareva ‘nu cufenaturo,
Nce faceva ‘a culatella
Chest’è ‘o cufunaturo ‘e Cicerenella.
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