FACCEFRONTE

da 12 Feb 2024Napoletanità, parole napoletane

Parole della lingua napoletana, quasi dimenticate

FACCEFRONTE

𝖋𝖆𝖈𝖈𝖊𝖋𝖗𝖔𝖓𝖙𝖊: di fronte, dirimpetto (avverbio); confronto, interrogatorio (sostantivo)

Come si evince essa è una parola composta ovvero da Faccia e da fronte, in lingua napoletana andrebbe scritta con due puntini sulla e di facce e la ò di fronte.

Come avverbio sta a significare dirimpetto, di fronte; come sostantivo invece significa confronto, inteso anche per incontro chiarificatore ed anche interrogatorio per  riconoscimento.

La parola è qui riportata alla canzone  ‘A ‘nfrascata di Lama-Pisano (1931)

Raggio ‘e luna,

raggio ‘e luna ‘nnargentato,

tu comme sî felice e affurtunato:

quanno, ‘a sera, ‘sta fenesta s’è appannata,

te miette ‘e faccefronte p’ ‘a guardá…

Te miette ‘e faccefronte p’ ‘a guardá

 

 

 

Qui magicamente interpetrata dalla magistrale compianta Giuletta Sacco

Ne approfittiamo anche per dire che ‘A ‘Nfrascata  era una zona di Napoli ed identificava il quartiere Arenella di Napoli, e le strade che si percorrevano per raggiungerlo, oggi è prevalentemente Via Salvator Rosa.     L’Arenella era un tempo zona  periferica che proprio per la presenza di numerose  osterie che inalberavano le frasche fu detta ‘a ‘Nfrascata;  la sua storia ha inizio nel XVI e XVII secolo, quando la  nobiltà spagnola iniziò a costruire sontuose dimore sulla  collina del Vomero, allora una zona isolata, tagliata fuori  dal resto della città e di difficile accesso. si rese così  necessario allora costruire una strada che collegasse il  centro della città alla nuova area residenziale, ricca di  masserie, monasteri e ville di dotti illuminati e letterati,  che in conflitto con il governo vicereale spagnolo andavano  lì a costruire le loro residenze. Tra questi ricordiamo Villa Ricciardi, che ospitò Leopardi e Dumas, la magnifica dimora neoclassica dei marchesi Genzano-Majo, costruita dall’architetto Antonio Nicolini (autore della facciata del teatro San Carlo), dove Gaetano Donizetti compose la “Lucia di Lammermoor” nel 1835. Il musicista bergamasco era tanto innamorato della ‘nfrascata che le dedicò una serie di ariette e duetti riuniti sotto il nome di “Soirèes d’Automne á l’infrascata”. Datosi il graduale e rapido inurbamento della zona, per raggiungere la quale ci stava una unica arteria si decise di allargarla e creare una strada degna di questo nome così sparì il toponimo “Nfrascata” nel 1869 per divenire via Salvator Rosa.

La ‘Nfrascata è anche citata nella canzone  di Libero Bovio: Guapparia dove un verso recita :

 Scetáteve, guagliune ‘e malavita,

 ca è ‘ntussecosa assaje sta serenata.

 Io sóngo ‘o ‘nnammurato ‘e Margarita,

 ch’è ‘a femmena cchiù bella d”a ‘Nfrascata

 

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