AFERESI e APOCAPE

da 18 Mar 2024Napoletanità, parole napoletane

AFERESI e APOCAPE

Oggi voglio parlarvi di due segni ortografici usati nella lingua napoletana: L’AFERESI e l’APOCAPE

Cosa sono e quando si usano

L’AFERESI (dal greco “aphairéo” = “sottrarre” e poi dal latino “aphaeresis”), è indicata in ortografia con il segno dell’apostrofo (elisione) posto a sinistra della parola e consiste nella caduta di una vocale o di una sillaba all’inizio di parola. Il dizionario Treccani lo definisce: afèreṡi s. f. [dal lat. tardo aphaerĕsis, gr. ἀϕαίρεσις «sottrazione», der. di ἀϕαιρέω «togliere»]. – 1. In linguistica e stilistica, soppressione di una vocale o sillaba iniziale;

Nella lingua napoletana, troviamo l’aferesi applicata soprattutto negli articoli determinativi: il, lo, la, le. E quelli indeterminativi quali ‘na, ‘nu.

Ad esempio La Mamma è diventata ‘A Mamma; lo mare è ‘o mare

Ma anche usato davanti alle n e m, per indicare forme aferetiche nelle quali l’uso dell’apostrofo è legittimo ed  opportuno per eliminare l’in o im iniziale (‘ngignare; ‘mbuttitura), a volte è anche usato  per elidere parte iniziale di una parola quale ‘gna ( dallo spagnolo  ña, abbreviativo di doña, dueña) per signora o per ‘gno (sempre dallo spagnolo ño, abbreviativi di  Señor) per signore.

Davide Brandi cita testualmente:” Il segno dell’aferesi va collocato sempre PRIMA e ci racconta la storia di una lingua e di un popolo…se lo collochiamo a destra (o peggio ancora non lo collochiamo per niente o sopra come accento) commettiamo una grossa ingiustizia all’evoluzione della lingua napoletana.”

L’ APOCOPE (dal greco apokopé, “troncamento, taglio”) che indica la caduta della vocale o della sillaba finale di una parola è indicata in ortografia col segno dell’apostrofo posto alla fine di una parola. Il Treccani  lo definisce: apòcope s. f. [dal lat. tardo apocŏpe, gr. ἀποκοπή «troncamento», der. di ἀποκόπτω «tagliar via»]. – 1. In linguistica, caduta di una vocale finale e in generale di uno o più fonemi al termine d’una parola, come in ital. son per sono, dir per dire; san per santo; in lat. dic, duc «di’», «conduci», in luogo di dice, duce; ha sign. più ampio e meno specifico che troncamento.

In napoletano è soprattutto usata per i verbi coniugati nella forma infinito: ghi’ per ghire, andare, vi’ per vedi,venì’ per venire, eccetera ma anche per elidere una vocale quando  la parola che segue comincia per vocale, ad esempio dint’a casa, tutt’a iurnata

 

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