Parole della lingua napoletana, quasi dimenticate

CHIANCA

Chianca, in napoletano e quasi in tutto il sud, significa “Macelleria”.

Il termine “chianca” deriva dal latino planca, dal francese planche che significa piano, tavola. In dialetto antico si chiama “chianca”, lo stesso temine dialettale che indica l’albero: un tempo ogni macellaio aveva la sua “chianca” per lavorare la carne e ancora oggi, in molte parti dell’Italia meridionale, soprattutto in Puglia, Sicilia, Campania e entroterra napoletano, il macellaio è detto “chianchiere”.

 

Ecco una Chianca!

 

 

La forma femminile del macellaio è la chianchera. Un sinonimo di macellaio è beccaio, parola in uso nell’italiano medievale, derivata da “becco”, nome alternativo del caprone; la bottega è detta anche beccheria

L’origine di chianca è un albero, termine ancora usato in qualche località della Sicilia: un grosso tronco, detto planca, su cui in dai tempi dell’antica Roma (in latino la parola planca significa “asse da tavola”) si uccidevano e tagliavano animali per venderne la carne in uno spazio noto come macellum.

Il nome primitivo di macelleria è macellaio (venditore di carne macellata). Quindi macelleria è un nome derivato il cui nome primitivo è macellaio.

Ne abbiamo un esempio a Pozzuoli, nel Tempio di Serapide. Il tempio, impropriamente chiamato tale, perché fu trovata la statua di Serapide, era un vero e proprio mattatoio, quindi macello, ma il macellarius, pare, fosse semplicemente il venditore di carne! Col passare degli anni e l’evoluzione del dialetto napoletano, la popolazione ha cambiato la parola planca in chianca, di conseguenza il macellaio è diventato chianchiere o meglio, in dialetto ‘O chianchiere.

Alcune zone di Napoli erano identificate con il nome di chianca, per la presenza di queste botteghe ad esempio:

  • le chianche al Pendino, che aveva i suoi limiti tra l’università e corso Lucci da ovest a est e tra il mare e Castel capuano tra sud e Nord.
  • ‘e Chianche ‘a Carità (o semplicamente ‘e Chianche) per indicare una località presso il Largo Carità ove abbondavano le macellerie, ovvero una zona del quartiere Spagnoli di Napoli, vicino al tratto di Via Toledo tra Via Concezione e Piazza Carità.

Le strade :

–  Vico Chianche alla Loggia, quartiere Pendino,  da via Ernesto Capocci a via Saverio Baldaccini;

–  Vicoletto Chianche alla Loggia, stesso quartiere, da via Loggia di Genova  a via Marina Nuova;

–  Vico Chianche alla Carità, quartiere Montecalvario, da vico Campanile a Piazza Carità.

Il poeta Salvatore di Giacomo ne ha dedicato una poesia:

NCOPP’ ’E CCHIANCHE.

Ncopp’ ’e Chianche, ’int’’a na chianca

aggio visto a na chianchera,

cu nu crespo ’e seta ianca,

cu ciert’uocchie ’e seta nera,

e, da tanno, sto passanno

sulamente p’’a guardà,

ncopp’ ’e Cchianche ’a Carità.

E passanno stammatina

aggio visto c’’o guarzone,

sott’’a porta, ’e pume ’attone

sceriava c’’o limone,

e ’a chianchera steva stesa

mmocc’a porta, e accarezzava…

nu mmalora ’e cane ’e presa!

 

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