Guarattelle

da 19 Nov 2022Napoletanità, parole napoletane

Parole della lingua napoletana, quasi dimenticate.

Guarattelle o detta anche guattarelle, anche se il termine più usato è il primo.

La parola sta a significare il teatrino, prevalentemente ambulante, dove si rappresentavano brevi azioni di burattini, in lingua napoletana e il personaggio principale è sempre Pulcinella.

Per burattino si intende un pupazzo con il corpo di pezza, e l’eventuale testa di legno o di altro materiale, che compare in scena a mezzo busto ed è mosso dal basso, dalla mano del burattinaio che lo infila come un guanto. Il burattinaio, inoltre, dà voce al pupazzo e può essere aiutato e accompagnato da musica, suoni, luci e rumori che vengono prontamente gestiti anche grazie all’aiuto di altri collaboratori.

Si crede  che il nome di burattino derivi  dal  buratto, una stoffa utilizzata dai mastri fornai per setacciare la farina mista al fogliame, un termine probabilmente usato anche in senso dispregiativo, di un’arte povera che metteva in scena commedie finalizzate alla critica degli usi e costumi dell’epoca.

La particolarità di queste guarattelle è che vengono indossate proprio come un guanto, anche se l’assonanza tra guanto e guarattelle è prettamente casuale, queste sono manovrate con la mano, vengono chiamati infatti burattini da mano.  Il burattinaio (guarattellaro), come si diceva, dà la voce ai pupazzi anche aiutandosi con un particolare strumento che posto sotto la lingua produce una caratteristica voce nasale. Il burattinaio infila nella mano, come un guanto il burattino personaggio della rappresentazione e si “agguatta” sotto la scena nascosto da un telone. La parola guarattella deriva appunto da questa azione, agguattarsi. Per qualcuno invece il termine dialettale derivi da burattino, e cioè guarattino. Antonio Altamura propende per la prima, cioè agguattarsi.

A Napoli i burattini comparvero intorno al XVI secolo e sembra che ai Borbone piacesse assistere alle rappresentazioni.

Da non confondersi tra Burattino e Marionetta, quest’ultima, a contrario del burattino è a figura intera ed azionata dall’alto per mezzo di fili, in Sicilia è detta anche “opera dei Pupi”.

 

 

 

 

 

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