Mantechiglia

da 28 Feb 2023Napoletanità, parole napoletane

Parole della lingua napoletana, quasi dimenticate

Mantechiglia

Mantechìglia ovvero pomata odorosa; brillantina per i capelli.

Deriva dalla parola mantèca, voce di origine preromana che in spagnolo sta per burro, ovvero la mantequilla più propriamente detta.

Secondo il dizionario Treccani, la mantéca è:

– 1. Nome dato in passato (oggi raramente) a sostanze grasse e profumate (crema, pomata) con le quali si ungevano i capelli o la pelle.

– 2. In senso generico, non comune (ma v. mantecare), composto di sostanze morbide o grasse (di solito burro o panna) di consistenza cremosa: bisogna mescolare i varî ingredienti fino a ottenere una m. piuttosto densa.

-3. Nome regionale di piccole forme di cacio tenero (pasta di scamorza) tipiche della Puglia, della Basilicata e della Calabria con un globo di burro posto al centro, chiamate anche con altri nomi (cfr. burrino2).

Ma aggiungo io anche in Campania; infatti dal sito Assessorato della Regione Campania :

http://www.agricoltura.regione.campania.it/tipici/tradizionali/manteca.htm

è riportato quanto segue:

“Nella provincia di Avellino e in particolare nella zone interne tradizionalmente legate alla transumanza, viene confezionato un formaggio di antichissima produzione molto simile alla ricotta: la manteca. Ottenuta dalla lavorazione del latte bovino utilizzato per la lavorazione di formaggi a pasta filata, come per esempio il caciocavallo o la scamorza, la manteca si prepara riscaldando il latte bovino a 40 gradi. Il latte, poi, si fa coagulare con caglio di agnello e dopo circa 30 minuti dall’aggiunta del caglio si rompe la cagliata a dimensione di una nocciola, si lascia depositare e si toglie il siero per la produzione della ricotta. Il siero viene poi scaldato a una temperatura di 85-90 gradi, si aggiunge siero acido e, quando si forma la ricotta, si raccoglie e si mette in un panno di cotone a scolare per un giorno e una notte. è questa la manteca. Il mattino seguente, la manteca viene sbriciolata manualmente, in un secchio di legno o di metallo stagnato, aggiungendo piccole quantità di acqua quando avrà l’aspetto di una purea si versa con forza abbondante acqua ottenendo, in questo modo, la separazione del grasso, il burro, dal latticello.”

La parola mantechiglia è citata dal poeta Edoardo Nicolardi nella bella poesia, qui riportata:

Semplicità

“Te voglio comme si’: spettenatella:

stu riccio crapicciuso e ‘mpertinente;

sti capille accussi bùccole e anella,

senza ferriette e senza abbellimente;

nè niro all’uocchie, nè pittura a ‘o musso:

senza cipria pe ffaccia e senza russo;

cu stu scialle granato ncopp’ ‘e spalle

c’ ‘o pizzo aggraffatiello  ‘int’a nu fianco,

e stu pietto ca votta  ‘a sotto ‘o scialle

e fa vede nu poco ‘e rosa e gghianco.

Cu sta taglia aggarbata e assanguatella

nun ‘o ssaie manco tu quanto si’ bella.

Te voglio comme si’: ca i’ nun me sbaglio

quanno dico ca si’ na maraviglia:

senza n’aniello, senza nu sciucquaglio,

senza nievo a ppusticcio e mantechiglia:

semplice e schietta, spriceta e carnale,

carne sincera e tenta naturale.”

Dalla parola Mantecaglia deriva quella altresì meno conosciuta di

Mantechigliàro, ovvero Profumiero

Mantechiglia e manteca, sono usati anche in forma traslativa per <soldi>.

https://www.youtube.com/watch?v=O49vE5YAAT8&list=PLxhv5SkuFGXD1MKL5oOtpvAlIyDm8wrcj&index=5

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