Parole della lingua napoletana, quasi dimenticate
NACCHENNELLA
Nacchennella o ‘nnacchennella, ovvero effemminato.
L’ipotesi più accreditata è che la parola derivi da nacca= femore, natica; quindi all’andamento tipico di chi ondeggia le anche.
Antonio Altamura, nel dizionario Napoletano, definisce nacca, anca, femore, coscia, e ancora cita che è un intercalare che accompagna il ballo della tarantella sorrentina: Nacche e pacche e nierve ‘e vacche,/iamme a ‘o muolo a fa’ porchiacche.
Ovvero ancheggiando ed agitando le natiche, andiamo al molo a fare gli effemminati.
“Nun fa ‘o nacchennella” si usava dire a uomini che volevano intromettersi i vicende e fatti puramente femminili o che cercava di pettegolare.
Altro significato all’etimologia della parola, meno accreditata, è che essa derivi da una storpiatura del termine francese ‘n’a qu’un oeil ‘, ovvero che “ ha un occhio”! Questo farebbe riferimento agli uomini che facevano uso dell’occhialetto o del monocolo, uomini distinti e sempre ben vestiti, veri e propri damerini attenti al proprio modo di vestire, un’attenzione a dir poco esagerata. Per cui il damerino napoletano si distingueva ulteriormente con un vestiario abbondantemente elegante in altri termini, estremo. Questa la tesi dei sostenitori di questa corrente di pensiero che affianca il termine nacchennella al francese. A noi piace di più accostarla allo sculettare.